- NEANDERTHAL
- Posts
- I fumi della matrice
I fumi della matrice
Fare all’amore fa bene: lo dice(va) la scienza.

Vi avevo promesso di riprendere qualcuno degli argomenti di discussione che avevo suggerito commentando una divertente novella del Lasca. Dato che qualche giorno fa ho tenuto un piccolo seminario di storia della medicina per un piacevole consesso di amici e colleghi che verteva in parte su uno di quei temi, vorrei brevemente fare con voi una riflessione sull’attività sessuale nel basso medioevo, visto che è materia non soltanto della novellistica del tempo ma anche della medicina teorica e pratica. Non sto parlando dell’amore: sto parlando del coito sic et simpliciter. Attività praticatissima, a quanto sembra, sia dagli uomini che dalle donne con una certa - per queste ultime - generosa per quanto riservatissima benignità. Per gli uomini ovviamente l’offerta era maggiore e quindi l’occasione più frequente, in un mondo popolato di postriboli adatti per tutte le tasche e i gusti (leggetevi il bellissimo saggio di Marzio Barbagli su questo tema), ma anche per le donne, specialmente per le maritate, le occasioni potevano non mancare, per cui si ha l’impressione che si facesse sesso con grande naturalità e, diciamocelo francamente, ogni volta che se ne presentava l’occasione. Per la repressione dovremo aspettare l’evo moderno e soprattutto la rivoluzione industriale.
Ma che c’entra la medicina? Semmai, uno penserebbe, il sesso poteva essere argomento da speziali, perché ogni periodo storico ha avuto il suo Viagra, come ci dimostra il vecchio Nicomaco mentre si appresta, secondo lui, ad un incontro amoroso con la giovane Clizia:
Nicomaco: Io piglierò prima una presa d'uno lattovaro, che si chiama satirionne.
Pirro: Che nome bizzarro è cotesto?
Nicomaco: Gli ha più bizzarri e’ fatti, perché gli è un lattovare, che farebbe, quanto a quella faccenda, ringiovanire uno uomo di novanta anni, nonché di settanta, come ho io. Preso questo lattovaro, io cenerò poche cose, ma tutte sustanzevole: in prima, una insalata di cipolle cotte; dipoi, una mistura di fave e spezierie...
Anche se siamo nel Cinquecento (il Machiavelli farà rappresentare la Clizia nel 1525), il satirione veniva ancora considerato un potente afrodisiaco, che i medici conoscevano (e prescrivevano) grazie alla ricettazione del medico di Baghdad Ibn Masawayh, conosciuto in Occidente come Mesuè il Vecchio: una complicatissima preparazione a base di miele, latte, spezie e soprattutto di satirione, ovvero del bulbo dell’orchidea Orchis militaris. Le orchidee hanno questo nome perché il loro bulbo è duplice ed assomiglia ad un testicolo, orchys appunto. Ma la tradizione di questo farmaco è moto più antica: forse vi ricorderete della disavventura dei giovani protagonisti del Satyricon di Petronio Arbitro quando per errore, a casa di Quartilla, si bevono tutto il satirio. Nei ricettari medievali, comunque, è tutto un profluvio di lattovari, vini confetti “per la viril natura” ed altri rimedi per risolvere uno dei più fastidiosi problemucci maschili.
Ma la medicina poteva fare molto di più, perché aveva (come d’altronde ha ancora adesso) un peso importante sui costumi sociali specialmente dopo la nascita delle facoltà di medicina alla fine del XII secolo. Insomma, tanto per intenderci, “lo dice la scienza” non è un’invenzione odierna. Per la medicina il coito sarebbe indispensabile soprattutto per la femmina e, come si diceva, i medici dimostravano questa loro affermazione per fisica, ovvero scientificamente.
In breve: era un problema di costituzione fisica, ovvero di complessione. La natura della femmina è fredda e umida, e questo comporta il rischio che attorno all’utero (che è l’organo femminile e quindi per sua natura il più freddo e umido) si possano formare vapori turbulenti e infecti che poi salgono al capo e possono non essere smaltiti attraverso le commessure craniche perché la femmina ha le commessure più strette che non il maschio. Per cui questi fumi, stagnando nel cervello, possono causare delle forme di vera e propria pazzia.
Esisteva una malattia, riconosciuta come tale fin anche nell’Ottocento, cioà la suffocazione della matrice: una specie di combustione fredda uterina che portava l’ammalata al deliquio, ad avere accessi incontrollati di spasmi della schiena per cui si disponeva supina, disposta come un arco con l’addome in alto e le gambe tese, fino ad una catatonia praticamente mortale. Una malattia che colpiva le donne giovani (meno le meno giovani) che, per status o disgrazia, non potevano usare con l’uomo. Vedove, monache, giovani tenute in casa erano una popolazione a rischio ed esistono cronache anche della prima età moderna che mostrano come questo male potesse propagarsi, quasi come per possessione diabolica, ad un intero convitto di ragazze o di monache.
Perché venivano colpite le donne che non praticavano regolarmente il coito? Perché il seme dell’uomo è per sua natura caldo e umido e quindi tempera la frigidità femminile, evitando appunto la produzione di vapori nefasti. Semplice: trovata la causa trovata la terapia. Ma non era così semplice, per vari motivi e non solo legati allo status monacale, per cui esisteva un armamentario farmaceutico piuttosto importante fatto di farmaci purificativi di varia natura per purgare queste velenose superfluità, per restituire calore al corpo e così via. Si poteva addirittura arrivare, nei casi più resistenti alla terapia, alla trapanazione cranica. Poi c’era, dove possibile, la masturbazione, praticata dal medico: cosa che doveva essere di non poco fastidio per il professionista, tanto che nel ‘700 i francesi inventeranno un apparecchio meccanico per sollevarlo almeno della fatica fisica, aggeggio che Thomas Alva Edison elettrificherà, creando il progenitore di uno dei più popolari (e venduti) giocattoli per il relax. Anche perché dopo che Sigmund Freud avrà pubblicato i suoi studi sull’isteria - che poi di questo si trattava - i vibratori, elettrici o meno, non potevano essere più considerati un presidio medico-chirurgico.
Ovviamente questo incoraggiamento del buon naturale fra uomo e donna fornito dalla scienza medica aveva una contropartita. Coito o non coito, la donna restava comunque fredda e umida e i perniciosi vapori erano comunque sempre in agguato, per cui la donna veniva considerata meno affidabile dell’uomo, salvo rare eccezioni. Quindi a lei era preclusa, per fisica, la scalata al comando e al vertice sociale. Tranne eccezioni, ovviamente: dovevate solo provare a dirlo a Caterina Sforza …
Reply