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Un tramezzino che ama le galline
Provate a mangiarlo e vi verranno pensieri "scorretti"..

Volo di una compagnia danese da Amsterdam a Tolosa. Sono le nove di sera e una hostess distribuisce distrattamente sacchettini tutti rigorosamente identici contenenti un piccolo sandwich. Benissimo: non ero riuscito a mangiare in aeroporto per cui smetto di leggere e apro il sacchetto.
Il sandwich era una cosa formata da due fette di pane molle, nero e ruvido, che racchiudeva qualcosa come alcune foglioline di insalata, una salsetta e una sottilissima fetta di formaggio. Il tutto decisamente e disperatamente insapore. Mi sono domandato che fine avesse fatto che so, il prosciutto o magari l’aringa. KLM è danese, quindi di una terra di aringhe e tabacco da pipa: magari non del prosciutto, non so. Però perché quel sandwich così triste? Magari potevano chiedere…
Credo che ormai ci sia una regola non detta, per cui non chiedi le preferenze per riservatezza, e quindi ti allinei verso il principio generale di non urtare il “sentiment” di nessuno. O più semplicemente fai questo per risparmiare e non fare avanzare nulla. Probabilmente è questo il motivo del panino vegetariano: in un volo internazionale è difficile accontentare tutti. A parte gli allergici o gli intolleranti, ma a quel punto non dai nulla e sei sicuro che non sbagli. Perfetto. Ma perché un sandwich insapore, triste, molliccio? Evidentemente ai danesi piace, anche se dubito fortemente. Guardo la busta del sandwich.
La busta era stupefacente, perché ti spiegava che “questi sandwiches sono fatti a mano secondo la tipica tradizione danese”, che il formaggio è certificato “climate neutral” ma ottenuto secondo la tradizione artigiana e che le uova vengono da una fattoria chicken-friendly. Tutto questo sforzo di correttezza e amore per le galline per un sandwich, onestamente, di una mediocrità imbarazzante. Dimenticavo: quel pane marrone molliccio e ruvido è il loro “premium bread” cotto nei panifici danesi e realizzato con prodotti locali. Ovviamente. Non con semilavorati bulgari, ci mancherebbe altro. Per quel tramezzino hanno collaborato tre aziende diverse (certificate con tanto di logo), ognuna delle quali impegnate a proteggere clima, galline e fornai, stando a quello che scrivono. Per produrre quel terribile tramezzino! Ma davvero?
Suvvia, sappiamo tutti come funziona la pubblicità, per cui nulla di nuovo: pensiamo alla biodiversità nella vagina della biologa marina così come la propone la televisione (scusate la filastrocca, ma mi è venuta così). Però ci potrebbe essere una lectio difficilior: potrebbe essere che il sandwich lo fanno pessimo perché ti ricordi che stai salvando il pianeta e l’onore delle galline. Perché bisogna soffrire per essere vicini, dal divano o dalla poltroncina dell’aereo, a coloro che soffrono. Perché la sofferenza ti aiuta a tenere in borsa una bandiera o più bandiere di vari colori con cui sfilare pro qualcosa per sfogare il tuo odio verso quelli che via via ti indicano. Certo che dopo quel sandwich ti viene risentimento! Ma a me il risentimento viene verso quelli che ti danno sandwich di merda quando hai fame e non ti mettono in aeroporto un cazzo di posto dove fumarti una sigaretta (ad Amsterdam puoi fumare di tutto, ma non in aeroporto) perché dobbiamo debellare il pessimo vizio. Che farà anche male, e lo so benissimo che fa male: faccio il medico. Però anche gli scassacoglioni accorciano la vita. E i farisei. Chiedetelo a Gesù se non mi credete.
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