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Un santo tra luce e oscurità
Oggi si festeggia san Cerbone vescovo

Oggi, 10 ottobre, a Massa Marittima si festeggia san Cerbone vescovo, patrono della città. Messa episcopale solenne, torneo della balestra, offerta di cera e di un simbolico censo da parte delle Autorità del comune maremmano, trombe e bandiere dentro la Cattedrale, capolavoro di maestri comacini e di grandi artisti al pari di Giovanni Pisano che, nei vari secoli a partire dall’XI, sono stati chiamati a far bello un monumento dove il corpo del santo rappresentava (e rappresenta) il centro focale.
Cerbone non è propriamente un santo massetano: a parte la sua presunta provenienza dall’Africa romana, egli muore nell’ultimo quarto del VI secolo all’Isola d’Elba, transfugo dalle persecuzioni dei longobardi ariani e viene sepolto a Populonia, l’antica sua sede episcopale. Solo dopo la distruzione di quest'ultima le sue spoglie saranno traslate a Massa, probabilmente attorno all’ 842, dal Vescovo Guriperto. Il nuovo insediamento episcopale di Massa di Maremma possiederà una cattedrale costruita nel pianoro inferiore ed il castello del Vescovo, proprietario del luogo (e delle ricche miniere di rame e argento del circondario), costruito su un alto sperone roccioso, probabilmente già frequentato perlomeno dalla protostoria. Di fatto la grande cattedrale sarà, assieme al castello, uno dei due nuclei attorno ai quali si andrà edificando la città: una parte alta, legata al potere vescovile ed una parte bassa, legata al monumento dedicato al santo protettore. Quando questa ricca città mineraria si “affrancherà” dal Vescovo, ottocento anni orsono, diventando una città-stato e riuscendo a rimanere tale per oltre un secolo, san Cerbone rimarrà uno dei simboli della vita cittadina: a lui i “magnifici e potenti” Reggitori del comune offriranno ogni anno libbre e libbre di cera in segno di devozione e vassallaggio. La moneta d'argento che Massa conierà nella sua zecca porterà appunto sul dritto l'immagine del santo e l’obbligo di festeggiare Cerbone come defensor della città verrà regolamentato dallo statuto del nuovo Comune.
Cerbone è un santo complesso: vescovo realmente esistito, come testimonia Gregorio Magno, è però legato ad una serie di simbologie molto più arcaiche legate ad animali simbolici: orsi, oche, cervi, ed anche il suo nome, probabilmente modificato dal suo originale (che probabilmente era Karbinthus) rimanda in qualche modo alla simbologia del cervo, animale psicopompo come d’altronde l’oca. Trent’anni fa ho cercato di mettere in ordine le mie idee su questo personaggio, ma ci sto ancora lavorando. Comunque sia, Cerbone non è un santo che continua a fare miracoli: ne fece pochi in vita e a lui i fedeli non chiedono interventi taumaturgici né, tra l'altro, gli tributano oggi una devozione particolare. Ma Massa Marittima senza san Cerbone sarebbe priva di una parte importante della sua storia, della sua storia segreta, una storia lucida come il rame e l’argento che l’avevano resa famosa in tutta Europa, la storia di una città abbarbicata su di un colle di travertino e che mandava i suoi abitanti a scavare le viscere delle montagne, nel buio simile a quello dell'Averno, bruciando poi il minerale su pire di legna provenienti dai grandi boschi, dai gualdi, che ricoprivano le valli e le colline fino al mare. Storie di sapienze metallurgiche, storie di immigrazioni di maestri che provenivano dalle lontane Germanie, storie di sudore e pericolo di vita.
Il bosco, il fuoco e la miniera sono stati da sempre fonte di vita e di ricchezza per gli uomini di questo selvaggio lembo d'Etruria: certamente aiutati e condotti dal Vescovo / cervo Cerbone tra luce e oscurità.
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