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Trenta denar fo lo mercato
Che fece Juda e fo pagato

E’ la Settimana Santa e molte cose succedono nel mondo, com’è normale. Alcune, stranamente, risultano insolite: come la Francia che si risveglia cattolica, seguendo un andamento in controtendenza iniziato nei Paesi europei più settentrionali. C’è voglia di fede, ma anche di una fede che non sia limitata all’ambito strettamente personale, alla preghiera nella propria cameretta. Qualcosa sta cambiando, ed è un cambiamento indubbiamente positivo, comunque la si pensi.
Non cambia, invece, il solito interesse — specialmente sui giornali — per Giuda Iscariota. Come se la Settimana Santa dipendesse da lui, o comunque lo vedesse come attore indispensabile: un coprotagonista tormentato, uno di quelli che fanno sì una brutta fine, ma forse non per colpa loro. Un’infanzia infelice, magari. Oddio, nel suo caso c’è anche un cattivo consigliere, decisamente indigesto, che si chiama Satana. Ma pure lui, secondo alcuni, ebbe un grande amore deluso. Insomma.
Giuda piace molto, e in fondo non ho mai capito perché. Forse perché io sono legato a una certa tradizione e a una certa letteratura. Ho trovato struggente questa quartina di Jacopone da Todi, in Donna de Paradiso:
Madonna, ello è traduto,
Iuda sì ll'à venduto;
trenta denar’ n'à auto,
fatto n'à gran mercato.
Immaginavo il dolore di Maria per il figlio tradito dall’amico, non il tormento di coscienza di Giuda, che vende Cristo per trenta denari. Perché, alla fine, di questo si parla: di trenta denari.
Trenta denar fo lo mercato
che fece Juda e fo pagato:
mellio li fora non esser nato
ch'aver peccato sì duramente.
Così cantavano i Laudesi tra l’Umbria e la Toscana nel XIII secolo: il prezzo della corruzione, la mazzetta del Sinedrio. E poi Giuda che si impicca dal rimorso e finisce laggiù, masticato da Lucifero:
Quell’anima là sù c’ha maggior pena,
disse ’l maestro, è Giuda Scariotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
Poi venne Sergej Nikolaevič Bulgakov, che pubblicò tra il 1915 e il 1940 a Parigi Giuda Iscariota – L’apostolo traditore: una visione particolarissima, da pio e austero pope della Chiesa russa, ma ex bolscevico. Non so quanto quest’opera sia conosciuta al grande pubblico, ma senz’altro tutti ricordano Jesus Christ Superstar: bellissimo musical e curioso polpettone dottrinale. E poi via via libri, storie, interviste.
Nel 1978 si rinviene il Vangelo di Giuda, testo gnostico del II secolo, in cui Gesù rivela a Giuda che il suo sacrificio è necessario per liberare l’essenza divina intrappolata nel corpo umano. L’atto non è visto come tradimento, ma come obbedienza a un disegno superiore:
«Ma tu supererai tutti loro. Perché tu sacrificherai l’uomo che mi veste. Già il tuo corno è alzato, la tua rabbia si è accesa, la tua stella ha molto brillato...»
Evvai. Giuda, il più necessario degli antagonisti: senza di lui, niente croce, niente resurrezione, niente cristianesimo. Eppure Giovanni, il testimone, non ha sfumature né pietà. Non parla dell’umanità di Giuda. Il suo pensiero non è ancora “contaminato” dall’ellenismo o dalla gnosi, come forse lo furono — seppure poco — i sinottici. In Giovanni non c’è dubbio:
«Non ho scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo.»
«Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per darli ai poveri?”. Disse questo non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.»
E soprattutto:
«Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”. E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: “Quello che vuoi fare, fallo presto”.»
Giuda, insomma, è un caso di possessione: uno strumento nelle mani di Satana. I sinottici, in forme diverse, lasciano almeno una vena d’empatia. Nel Vangelo di Giovanni, no. Al vegliardo di Patmos interessano cose più alte. Satana ha fallito nel deserto e ora ci riprova con un’altra persona. È il Satana che tenta Dio rovinando Giobbe: sempre lui. E alla fine, com’è scritto, fallisce.
Per gli empatici conviene ricordare che, se ha ragione Origene, anche Giuda, assieme agli angeli caduti e a tutto ciò che è stato e sarà, rientrerà nel seno di Dio. È solo questione di tempo, che rispetto all’Eternità è sempre poca cosa.
Però, nel frattempo, eviterei di prenderlo ad esempio. O di usarlo, magari in cuor nostro, come alibi. Giuda fu un traditore. Traditore degli amici e del suo benefattore: il genere di tradimento più esecrabile.
E poi — diciamolo — Giuda Iscariota era proprio quel tipo d’uomo che rovina le cene. Anche le ultime. Insomma, voi lo invitereste a cena in famiglia?
Buona Pasqua a tutti.
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