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Sul bel Danubio bruno
Te la do io la Mitteleuropa ...
Sarà che sono nato sul Tirreno e che non vengo da una terra solcata da un grande fiume – l’Ombrone nel confronto del Danubio è un ruscelletto arcadico – ma devo dire che questo mito della Mitteleuropa che hanno da queste parti, fra Trieste, Gorizia e un po’ di Friuli orientale, non lo capisco appieno. O perlomeno posso intuire con qualche difficoltà il piacere il vivere di riflesso di glorie di un passato fondamentalmente altrui: ma credo che sia un problema del tutto mio.
Però, comunque, la Mitteleuropa mi dà malinconia. Anche Venezia mi dà malinconia, così abbarbicata ad un passato illustre e dinamico, mentre adesso offre come una vecchia carampana, a pagamento, le sue grazie d’un tempo: però Vienna mi immalinconisce molto di più, come un salone dopo il veglione di Capodanno, quando gli ultimi ospiti se ne sono andati e restano i calici vuoti sui tavoli e le stelle filanti sul pavimento. A Praga non ci sono mai stato, ma mi sovvengono solo storie tristi, e poi c’è Kafka, scrittore che apprezzo ma non sopravvaluto e che ogni volta che lo leggo mi immalinconisce anzichenò. Budapest me la ricordo prima che la tirassero a lucido, vecchia attrice ancora piacente ma ormai sul viale del tramonto.
E poi il Danubio è lontano. Diciamocela tutta: qui da noi l’idrografia fornisce al massimo l’Isonzo. Comunque, quella nostrana, è più una Mitteleuropa da intellettuali, da Magris, da Pressburger. Quelli sì, intellettuali di vaglia.
Ma attenzione: se in Austria, nei prossimi giorni, il governo andrà a quei simpaticoni della Fpö, partito di estrema destra indiscutibilmente filoputiniano ed antieuropeista nonché afflitto da fastidiosi rigurgiti neonazisti, il cuneo dei “cattivi” traverserà ben presto la Mitteleuropa, dalla Slovacchia all’ex DDR passando per Vienna e Budapest. Altro che echi nostalgici di Radetzkymarsch, cari miei: il suono è quello di cupi borborigmi di birra. E manco buona.
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