Neoplatonici

Racconto minimo

In una lettera, perduta, il maestro bizantino Argiropulo scriveva a Leonardo, che andava spesso a seguire le sue lezioni a Firenze, di aver saputo da Cristoforo Landino che si diceva che durante il Concilio di alcuni anni prima il Bessarione, durante una cena piuttosto ricca di libagioni, ebbe a chiedere cosa fosse quella magnifica carne porcina arrosto che aveva davanti, debitamente scalcata, in un piatto d’argento. Glielo spiegarono e lui, reso entusiasta dai fumi del vino, esclamò a voce alta “Aristos!”. In molti non capirono il greco un po’ biascicato del grande intellettuale bizantino, ma il nome àrista rimase impressa a quel piatto come per un nuovo battesimo.

Argiropulo scrisse altre futili e spesso false amenità nella sua lettera, vergata mentre faceva effetto l’eluttuario oppiato che Marsilio Ficino gli aveva fatto confezionare per lenirgli i dolori della gotta. Grazie al farmaco si sentiva piacevolmente su di giri e con la testa leggera, per cui non si rese conto che aveva  scritto l’intera lettera in greco. Leonardo la ricevette, l’aprì, sorrise, e scosse la testa. Aveva difficoltà col latino, immaginiamoci con il greco. Ne utilizzò il retro per tracciare due schizzi, poi ci accese il fuoco. Era dicembre e quel giorno, a Milano, era un tempo decisamente freddo e umido.

Reply

or to participate.