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La notte di tutti i Santi e il trionfo di Harlequin

Auguri a tutti

La notte di Ognissanti. Una delle notti in cui, tradizionalmente, la porta di comunicazione fra il mondo dei vivi e quello dei morti si dischiude per un poco. La notte in cui, in molti paesi, si mettevano alla finestra dei lumi, magari una lanterna fatta di zucca, assieme a un po’ di cibo e a un bicchiere d’acqua. Residui pagani, ma anche di un cristianesimo arcaico e sincretico che  comunque conosceva bene la distinzione fra i mondi: il morto poteva ritornare e quindi non gli si doveva negare il conforto, però fuori dalla casa. Perché il mondo dei morti è un mondo altro ed ogni commistione può rappresentare un grave pericolo e fonte di gravi turbamenti. Era quindi un atto di pietà ma anche un segno deciso di limite. Si diceva che nei boschi, fino all’alba, si snodassero lunghe processioni di anime penitenti guidate da un tristo diavolo a cavallo: guai ad incontrarle, pena la morte.

All Hallows' Eve, per il mondo anglosassone, poi Halloween, ovvero la notte della festa di Ognissanti, che ricorda e celebra i campioni di Dio contro il Male.

Riflettiamo un attimo: stiamo vivendo in una società dove si paga per confessarsi ad un laico, dove paghiamo per far fatica nelle palestre, dove la straordinaria idea della democrazia è diventata l’egemonia delle minoranze, dove l’insulto è politica e la semplice natura è sbandierata come ossimoro (il “vaffa”, gli uteri viventi), dove il sacro è minimizzato o, come per la notte di Ognissanti, è ridotto ad un triste carnevale. Trasformato nella notte delle streghe (che, ricordiamocelo, è quella di santa Walpurga, nel mondo germanico, tra il 30 aprile e il primo maggio oppure, da noi, è quella della notte di San Giovanni) o dei vampiri, dei morti viventi. L’offerta alle anime penitenti ridotta a “dolcetto o scherzetto”. La lanterna per indicare la via all’anima del defunto ridotta ad un cranio ghignante inciso in una zucca. Una notte carnevalesca: il trionfo di Arlecchino.

Arlecchino, o Harlequin (secondo le varianti linguistiche) era appunto il nome del diavolo a cavallo che conduceva la triste processione dei morti. Una vittoria terribile, la vittoria di Arlecchino, a ben pensarci. Con buona pace dei Santi e della loro commemorazione. Pensiamoci.

Resistere, resistere, resistere …

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