- NEANDERTHAL
- Posts
- Il segreto del pugno
Il segreto del pugno
Racconto breve

Il Duca osservò Isacco, il suo medico e astrologo, mentre gli sollevava il polso: aveva un’espressione assorta e un po’ triste. Aveva vegliato su di lui tutta la notte, e quando si era risvegliato, gli aveva imposto gentilmente di continuare a riposare mentre cercava di trovare una cura affidandosi anche, com’era d’uso, al responso degli astri. Ormai era quasi l’alba e il medico aveva armeggiato a lungo col suo strano strumento, affacciato alla finestra orientale della grande stanza. Pensò che Isacco non era mai stato un uomo molto allegro o espansivo, anche se lo serviva con fedeltà da molti anni. Quel medico ebreo, astrologo straordinario, colto e schivo, capace di una dedizione incrollabile, rappresentava una delle rare eccezioni della sua corte. Intanto Isacco continuava a tastargli il polso, anche se lui, stranamente, non percepiva più il contatto delle sue dita. Sentiva soltanto un grande freddo nelle ossa di tutto il braccio, assieme a una grande stanchezza, quasi mortale. Si accorse che non riusciva a parlare bene se non scandendo lentamente le parole.
«Tempo fa mi narrasti una storia su un astrologo e il suo re che poneva ogni mattina un indovinello» mormorò con fatica rivolto al medico.
«E’ vero. Ricordo che me l’aveva raccontata il maestro Davide quando ero un ragazzo, assicurandomi che era una storia vera, anche se piuttosto antica».
«Raccontamela di nuovo» chiese il Duca.
«A quel tempo il grande Biruni, che si dice fosse più bravo di Albatenio, il maestro degli astri, era l’astrologo di un re potente, signore di quelle terre che dalla Persia orientale vanno fino all’India. Gli astrologi di quella corte erano molti e ben pagati, ma ogni tanto il re, un tiranno crudele, li metteva alla prova con dei quesiti a cui dovevano rispondere, pena la loro stessa testa. E di teste ne cadevano, ogni tanto, perché l’astrologia non è la lettura precisa del futuro ma è un’arte congetturale difficile che il Signore donò al padre Abramo per metterlo alla prova, anche se gli arabi e quel re di terre lontane pensavano, come pensano ancora oggi, che il destino sia davvero tutto scritto nelle stelle e quindi leggibile come si fa con un libro aperto.
Quella mattina il re si era alzato di cattivo umore e quando si fu assiso sul trono nella grande sala delle udienze fece chiamare Biruni, il suo astrologo migliore. Quando l’ebbe davanti e dopo aver ricevuto gli inchini e gli onori di rito gli chiese, mostrandogli il pugno chiuso: “Astrologo, che ho nella mia mano?”. Biruni impallidì leggermente, anche se si aspettava che prima o poi sarebbe stato messo alla prova. Doveva concentrarsi bene. Consultò le sue carte, visto che il cielo era nuvoloso e l’alba era già spuntata da un pezzo, poi guardò il pugno serrato del re, che giaceva appoggiato al bracciolo del trono, e capì. “Niente, mio signore. Nella vostra mano non c’è nulla”. Il re sorrise con una smorfia un po’maligna. “Sei bravo, astrologo, e mi sarebbe davvero dispiaciuto perderti” e lo congedò. Quella notte, travestito da mendicante, Biruni fu caricato da amici fedeli su un carro diretto a Samarcanda, verso la libertà».
Il Duca sorrise, e si assopì. Ormai era l’alba e il medico tornò alle sue osservazioni, traguardando l’orizzonte con l’astrolabio. Poi si fermò, scoraggiato.
Anche lui, al più presto, doveva partire da quella corte. Le stelle erano eloquenti: il suo signore non aveva alcuna speranza di sopravvivere e i tempi stavano diventando sempre più bui per gli ebrei come lui. Aveva letto in cielo, poco tempo prima, le future sofferenze dei fratelli di Spagna e poi, in tempo più lontano, cose ancora più atroci, che si era rifiutato di interpretare a fondo. Isacco si mise a piangere, in silenzio, mentre ormai Venere era impallidita sotto la luce del sole ormai sorto.
Il Duca si svegliò e lo vide, di spalle, alla finestra. Riuscì a mormorare, con fatica: «Astrologo, che ho in questa mano?»
«Una paralisi» rispose Isacco, sovrappensiero.
Reply