Il cavaliere sulla Senna

Jeux olympiques et grandeur

È sembrato solo a me, o lo spettacolo di ieri per l’apertura delle Olimpiadi parigine aveva qualcosa di inquietante? Non parlo della musica brutta o della Torre Eiffel che mimava movenze da popstar grazie a migliaia di laser verdi sincronizzati: la grandeur ama il kitsch e d’altronde ognuno ha il proprio concetto di solemnité. Lasciamo da parte anche il cappello frigio, quello dei giacobini, usato come logo: i francesi amano le cose estreme, da Mélenchon a Bardella. E le teste che rotolano nel cesto.

Personalmente non so, qualora avessimo ospitato le Olimpiadi a Roma, se saremmo stati capaci di organizzare tutto questo scialo di effetti speciali: noi non siamo sciovinisti come i cugini d’Oltralpe e soprattutto ci saremmo persi in questioni di lana caprina decidendo, alla fine, di lasciar perdere. Siamo italiani e abbiamo fatto del gesuitismo deteriore uno stile di vita, un provincialismo comodo che non teme le contraddizioni. Per cui mentre ci puliamo con il dorso della mano la bocca lorda di sugo della nostra pastasciutta antifascista gorgogliamo il nostro plauso a dei magistrati che in barba a qualunque regola democratica e a qualunque principio dello stato di diritto hanno recitato con successo la parte dei vecchioni della casta Susanna, accusatori e giudici, sapendo benissimo che nessun Daniele sarebbe comparso all’orizzonte. Siamo fatti così. I francesi no, hanno scelto il berretto frigio dei ghigliottinatori senza se e senza ma (Lavoisier chi? Zac!), scambiandolo per un genuino simbolo della libertà. Magari non l’hanno fatto apposta, magari non l’hanno proprio capito: se ai tempi degli Olimpi palestra e biblioteca erano strettamente connesse, oggi la distanza che separa lo stadio dalla Sorbona è probabilmente incolmabile.  Per cui prendiamoci pure la Torre Eiffel popstar con la sua musica terribile.

Ma quel lucente cavallo scheletrico che galoppava sulle acque della Senna, cavalcato da un misterioso cavaliere mascherato, mi è sembrato davvero uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse. Il più definitivo.

Ieri sera, quando distrattamente ho acceso la televisione e ho visto la cavalcata sulla Senna, non ho potuto fare a meno di fare uno scongiuro. Tattile e solenne.

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